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Gli spietati (1992) di Clint Eastwood

 

Forse il film più bello di Eastwood regista. Un western anomalo e cupo, dove (come notata da molti critici cinematografici) i valori classici dell'eroismo e del coraggio non sembrano essere mai esistiti e dove dominano invece le leggi della violenza e della sopraffazione. Il titolo originale, Unforgiven, è molto più significativo della pessima traduzione italiana, un riferimento ai dolori del personaggio di Eastwood e al fatto

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che nella scena finale, dopo aver saputo della morte dell'amico Ned, William Munny torna alla vecchia strada della violenza senza rimorsi, decisione rappresentata sullo schermo da lui che torna a bere alcolici (cosa che non faceva da anni). In questo senso, il protagonista non riceve il perdono (da sé stesso) di cui avrebbe bisogno.

Girato molto classicamente, si poggia su un'ambientazione tradizionale e sulle mostruose recitazioni del cast, su tutti lo stesso Eastwood e Gene Hackman, perfettamente a suo agio nei panni dello sceriffo violento che non sopporta di essere prevaricato.

Film vincitore di quattro premi Oscar: miglior film, miglior regia, miglior attore non protagonista (Hackman) e miglior montaggio (di Joel Cox). Ottima anche la fotografia di Jack N. Green. Soggetto e sceneggiatura di David Webb Peoples.

 

Voto: 10

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@Euron Gioiagrigia

 

Gran Torino Gli spietati rientrano tra i miei film preferiti di Eastwood attore/regista, anche se il secondo in alcune parti è fin troppo lento. Se non l'hai mai visto ti consiglio anche di recuperare The outlaw Josey Wales, tradotto con l'orribile titolo Il texano dagli occhi di ghiaccio, ormai datato 1976, che ho rivisto in questi giorni e vale davvero la visione. 

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Quello che mi piace del cinema di Eastwood è la delicatezza, che non ti aspetteresti da un attore/regista interprete di così tanti western pieni di personaggi duri e coriacei. Eastwood è veramente abile nell'offrire riflessioni laiche su morale, etica e comportamenti umani, proponendo dinamiche e soluzioni assolutamente non scontate.

Si è molto dibattuto sul fatto che il linguaggio di molti film del suddetto regista non è esattamente incline al politicamente corretto, ma personalmente l'ho sempre considerato un modo per dare realismo alle storie da lui narrate. Eastwood, da quello che so, è sempre stato un liberale dal punto di vista politico, anche se curiosamente è anche un votante repubblicano.

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Spy (2015) di Paul Feig

 

Scritto dal regista, è una squinternata commedia spionistica che ironizza sul genere usando come protagonista un personaggio assolutamente improbabile (interpretato da un'ottima Melissa McCarthy) e come comprimari personaggi altrettanto disfunzionali, su tutti il personaggio di Rick Ford interpretato da Jason Statham che ironizza sui personaggi da duro da lui sempre interpretati. Il vero punto debole del film è la trama: troppi colpi di scena, troppi doppiogiochismi che la rendono confusa e incongruente. Per goderselo bisogna apprezzare le gag e le battute che non sono nulla di nuovo nel genere della parodia dei film di spionaggio (basti pensare alla saga di Johnny English) ma nondimeno rendono il film godibile. Da apprezzare anche il messaggio di fondo che vede vincenti i personaggi di solito perdenti nella vita.

 

Voto: 6,5

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Digimon Adventure: Last Evolution Kizuna (2020) di Tomohisa Taguchi

 

Seguito di Tri e definitiva conclusione del franchise originale dei Digimon (che è recentemente ripartito con il reboot Psi, disponibile legalmente su Crunchyroll). Onestamente, non so come prendere questo film: la morale sulla crescita irreversibile e sull'addio alla nostra infanzia è centrata, e anche il ritorno a un tipo di design più simile alle prime due serie originali è azzeccato. Ma tutto questo è contrastato da innumerevoli difetti: la scena iniziale è senza senso e scollegata dal resto del film, l'attenzione è focalizzata praticamente solo sui protagonisti Tai e Matt (e tra i più ignorati tra i personaggi vi è colpevolmente Sora), e il finale (necessario, vista la morale di fondo) fa a cazzotti a livello di continuity con il finale di Digimon Adventure 02. Giusto per essere chiari

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nel finale di 02 sappiamo che da adulti tutti i digiprescelti possono vivere con i loro Digimon senza problemi, ma qui pare che una volta rotto il legame i Digimon e i loro partner non possano più vedersi (fra l'altro, non si capisce se i Digimon quando scompaiano tornino nel loro mondo digitale o muoiano).

Il film pare sia stato apprezzato nel mondo e dalla critica, ma per me è un mezzo passo falso, anche perché, pur essendo il seguito di Tri, non spiega alcun mistero di quest'ultimo. Addirittura

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l'incontro tra Tai e Gennai è incongruente, visto che quest'ultimo nella serie precedente era malvagio.

Sostanzialmente un'occasione mancata. Credo che mi farò un headcanon in cui la serie finisce 02, o al più con Tri che pure tra mille difetti conteneva degli spunti interessanti.

 

Voto: 5,5

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Soul (2020) di Peter Docter

 

Ventitreesimo film della Pixar e nono che vedo della stessa, è una pellicola delicata e originale che indaga a fondo sul senso della vita, offrendo una morale finale sostanzialmente ottimista (la vita va assaporata in ogni istante, tuttavia gli aspetti negativi non vengono mostrati) ma adatta ad un pubblico di tutte le età. In questo senso l'influenza Disney si fa sentire, ma si vede anche lo stile Pixar nelle stupende animazioni e nell'umorismo fresco e originale. Vi è tuttavia un rimpianto, ossia

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che alla fine non ci viene mostrato nel futuro l'incontro tra il protagonista Joe Gardner e la versione umana dell'anima 22. Ci poteva in questo senso star bene una scena dopo i titoli di coda.

Ad impreziosire il film ci sono le stupende musiche di Trent Reznor e Atticus Ross, due professionisti consolidati (il primo è il mio cantautore preferito) ormai impiegati a pieno regime nella composizione delle colonne sonore dei film. 

Nel complesso promosso, ma mi sarebbe piaciuto vederlo al cinema, anche se l'on demand di Disney+ è sicuramente comodo.

 

Voto: 8

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Mi sono rivisto recentemente Ghostbusters I e II: non sono mai stato necessariamente un fan, eppure quanto belli sono questi film nel coniugare umorismo ad azione, cervello ad emozioni... Film che non hanno affatto perso nè fascino nè bellezza.

 

Come a quasi ogni ferie natalizie, volevo approfittare delle 2 settimane a casa per rivedermi LOTR. Non mi si rompe il lettore BD? Allora ricordo che su Netflix sono disponibili, anche se probabilmene nelle versioni castrate. E scopro che manca La compagnia.

Mi dico "pazienza, dai, parto dalle 2 torri". E ho la connessione con problemi.

Insomma, non s'ha da fare...

 

@Euron Gioiagrigia Ieri Soul lo hanno visto i bimbi, penso stasera di vederlo con mia moglie. Devo dire che non ho grandi aspettative: dall'acquisizione di Disney, non mi pare che i lavori di Pixar siano al livello del decennio precedente. Ma gli do una chance.

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1 ora fa, Manifredde ha scritto:

Non mi si rompe il lettore BD?

 

Se avevi i DVD questo problema non ti capitava :excl2:

 

1 ora fa, Manifredde ha scritto:

Ieri Soul lo hanno visto i bimbi, penso stasera di vederlo con mia moglie. Devo dire che non ho grandi aspettative: dall'acquisizione di Disney, non mi pare che i lavori di Pixar siano al livello del decennio precedente. Ma gli do una chance.

 

Infatti se hai letto la mia recensione citavo una morale finale ottimista, che fa molto Disney. I primi lavori Pixar erano più cinici, ad esempio in Bug's Life

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alla fine la cavalletta Hopper viene mangiata dagli uccelli. Una scena del genere oggi sarebbe impensabile.

Tuttavia penso che il film sia venuto su bene nel suo complesso.

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Finito di vedere Soul. Di cose positive ce ne sono molte: animazione, rendering e stile visivo impeccabili. Alcune citazioni visive a 2001 che non fanno male ^_^ e un protagonista davvero efficace. Bellissime le musiche.

Mi ha però lasciato perplesso la storia, e alcuni punti li descrivo qui sotto spoiler:

 

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-Quanto è davvero originale? Il tema della grande passione era stato già visto in Ratatuille e Cars, quest'ultimo addirittura conteneva già esplicitamente, l'idea, qua abbozzata (ma vedi dopo), della realizzazione che "c'è qualcosa di più importante nella vita". Una domanda esistenziale sul "ciò che penso di volere vs. ciò di cui ho bisogno" lo si era visto in Inside Out. L'incapacità di accettare una vita inferiore a quella a cui si ambisce, e dei pericoli associati a questa non accettazione, la si è vista in Gli Incredibili. Il film è Pixar in tutto e per tutto, tranne (imho) nella capacità di "sorprendere" con qualcosa di davvero nuovo. Perfino il tema del lutto, in un certo senso, era già stato introdotto con Up, così come quella di un mentore involontario che aiuta e viene aiutato dalla persona inesperta di cui si prende cura.

-Qualè il senso del film, di preciso? All'inizio viene presentato un insegnante di scuola media che sogna "di meglio". Data la premessa sembrerebbe che almeno in parte l'arco del personaggio lo porti ad apprezzare quel compito che gli era sembrato un fallimento. La trama del film stessa si basa sul fatto che il protagonista deve fare da mentore controvoglia per poter tornare alla terra, ma è proprio quel personaggio a cui fa da mentore ad aiutarlo infine a comprendere meglio la vita. Eppure questa risoluzione non viene mai davvero esplicitata. Sarebbe bastato che alla fine lo si vedesse rientrare a scuola: insegnante di giorno e musicista di sera. Il personaggio della ragazzina che capise quale sia la sua passione sembrava messo là apposta, ma la cosa cade quasi nel silenzio.

 

Il film poteva essere il classico e rodato "volevo raggiungere questo sogno, ma nel farlo ho scoperto che c'è qualcosa di più importante. Il finale sembra suggerirlo e, poco prima, la delusione del protagonista di fronte alla serata che tanto sognava pareva preparare questo twist. Ma nel finale lui sembra solo trovare ispirazione musicale da quei ricordi dell'avventura raccolti nel corso del film dall'anima nel suo corpo. Il problema è che questo finale è debole, perchè l'ispirazione non è mai mancata al protagonista. Anzi! Quando si esibisce in quella importante serata è un successone. Il finale non rappresenta un cambio di vita, ma solo la scoperta di fonti di ispirazione alternative. E neppure particolarmente sigificative (una foglia, una pizza etc, manco si parlasse di un figlio, di un amore).

 

Il film poteva essere la storia di un sacrificio: l'uomo dice esplicitamente che se si fosse potuto esibire con quella musicista avrebbe potuto morire felice. Quale epilogo migliore di quello in cui il protagonista, coronato il suo sogno e trovato nell'amicizia un significato ancora più importante, rinuncia a tornare a casa per consentire all'amica di vivere la sua amica? Ma anche questo significato viene ucciso dal fatto che subito gli viene concesso un premio che lo riporta in vita.

 

Il film poteva parlare del difficile rapporto con la madre che, giustamente, pensa alle difficoltà economiche che una vita immolata alla musica può portare, ai sacrifici necessari per poter realizzare le proprie passioni più audaci. Però anche da questo punto di vista, secondo me, il film fallisce: non si vede mai il protagonista "soffrire la fame". Anzi! Gli viene pure offerto un lavoro fisso, che gli consentirebbe la tranquillità economica, mentre la sera si esibirebbe. Non viene spiegato per quale motivo debba rinunciare al lavoro, nè perchè uno con quelle abilità debba rinunciare ad una carriera musicale, se non come jazzista, pelomeno come session man o strumentista per qualche casa discografica. Ma la madre ha le sue ragioni valide: il protagonista non rischia solo di rimanere senza soldi, ma anche senza famiglia, amici (viene accennato brevemente che parla solo con il barbiere). Eppure, il contrasto con la madre si risolve in una scena di 3 minuti, nella quale lei diventa la sua migliore fan.

 

Infine, una idea molto interessante avanzata dal film è quella della passione che diventa ossessione: le creature buie, cupe, inquietanti, che rappresentano la passione distorta, sfigurata dall'egoismo e dall'ambizione. Pensavo che ci sarebbe stato un collegamento: il protagonista si sarebbe trasformato in una di quelle creature, scoprendo l'aspetto negativo della sua ricerca di successo, comprendendo il punto di vista della madre, cambiando rotta per "redimersi". Ma anche questo non è successo.

 

 

Ho letto che il film è molto diverso dal modo in cui è stato concepito inizialmente da Docter. Docter ha sceneggiato alcuni dei miei film preferiti in assoluto, tra cui Monsters & Co., WALL-E, Inside Out e Up. Sono certo che la sua idea originale fosse più compatta, coerente e meglio espressa. Qua, al contrario, sembra il risultato di un brainstorming in cui ognuno ha detto la sua sull'argomento e tutto sia stato portato su schermo, anche quando contrastante con il resto. 

Film certamente migliore del 75% dei film di animazione, ma che di sicuro non è il nuovo Inside Out.

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17 ore fa, Manifredde ha scritto:

 

Come a quasi ogni ferie natalizie, volevo approfittare delle 2 settimane a casa per rivedermi LOTR. Non mi si rompe il lettore BD?

Li hanno replicati sul canale 20, in versione estesa, le sere del 23, 24 e 25. Ovviamente poi non li hanno messi tra quelli rivedibili on demand su Mediaset Play...

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@Manifredde

Recensione interessante, ma personalmente non ho trovato incongruenze o particolari limiti nel film (al netto del buonismo Disney).

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Il senso del film è apprezzare la vita anche nelle sue piccole cose. Joe Gardner aveva l'ossessione della musica, si sentiva insoddisfatto del suo lavoro e della sua vita, ma quando ha il concerto che dovrebbe dare una svolta alla sua vita (e che ha indubbiamente successo) non sente quelle sensazioni che si aspettava, cosa confermata dalla parabole del pesce che gli dice l'amica musicista. 22 invece, pur essendo un'anima inesperta e per certi aspetti annoiata, capisce subito cosa è la vita, e in questo senso è di esempio a Joe.

Riguardo il discorso della madre di Joe, è una cosa legata al buonismo Disney di cui dicevo prima: alla fine la passione viene sempre ripagata, e gli ostacoli cadono sempre. Stessa cosa per far vedere che agli occhi di 22 la vita è tutta rose e fiori. Ma più che di incongruenza, parlerei appunto di classico stile Disney che è una cosa che non compare nei primi film Pixar (vedi mio esempio sopra).

 

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Ieri sera mi sono vista Enola Holmes.

Eh... boh direi che assolutamente non se ne sentiva il bisogno anche se probabilmente sono fuori target.

Tra l'altro pare anche ingente come sforzo produttivo con costumi e scenografie tutt'altro che pezzenti. Peccato che la storia non abbia minimamente capo nè coda.

E pure Enricone è conciato in un modo tale che non lusinga l'occhio.

Insomma film con uno dei miei personaggi letterari preferiti interpretato dal mio attore più adorato... avrebbe potuto essere una tombola per me e invece meh... rallegriamoci perché sono previsti altri 6 seguiti.

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