Menevyn Posted January 28 Share Posted January 28 18 ore fa, ziowalter1973 ha scritto: La russia è un paese povero rispetto agli usa ma lo è da sempre. Sì, ma un conto è essere poveri rispetto agli USA, un altro è esserlo nei confronti di paesi come il Portogallo o addirittura la Romania (la Romania, eh!). E stiamo parlando di un paese ricchissimo non solo di gas e petrolio, ma anche di oro, nichel, platino, rame e argento per citarne alcuni. Ma sono cose che succedono, quando la ricchezza è concentrata nelle mani di oligarchi e relative cerchie, e nel paese viene reinvestito poco o niente. 1 ora fa, Phoenix ha scritto: Mi pare si attesti intorno al 60esimo posto su scala globale. 72mo, fino all'anno scorso, almeno. Link to post Share on other sites
Euron Gioiagrigia Posted January 28 Share Posted January 28 20 ore fa, ziowalter1973 ha scritto: I russi delle zone rurali sono sicuramente più poveri di quelli che vivono nelle varie città ma questo succede ovunque. Leggo spesso per esempio delle cattive condizioni socio-economiche della california dove la povertà è parecchio diffusa. La russia è un paese povero rispetto agli usa ma lo è da sempre. C'è povertà e povertà, e quella diffusa in Russia mi pare da quello che ho letto e sentito in giro decisamente maggiore di quella che si trova dalle nostre parti. Una collega di lavoro con qualche anno più di me è stata a Mosca intorno al 2010 e mi ha raccontato che le periferie sono messe persino peggio di quelle di molte città americane. Qualcosa mi dice che la situazione nel frattempo non è cambiata granché. 3 ore fa, Phoenix ha scritto: Non so se la nostra generazione vedrà gli Stati Uniti scalzati dal primo posto, al momento sembrano ancora inavvicinabili. Speriamo rimangano in quella posizione ancora a lungo. Se l'Europa deve scegliersi un padrone mentre cerca tra innumerevoli difficoltà di diventare autonoma, mille volte meglio gli USA pur con i loro elefantiaci difetti che nazioni come Russia o Cina. Link to post Share on other sites
osservatore dal nord Posted February 3 Share Posted February 3 https://www.limesonline.com/notizie-mondo-questa-settimana-ue-green-deal-polonia-russia-ucraina-usa-cina-somalia/130926 Consiglio caldamente l'articolo sulla UE e i suoi piani di investimento futuri Link to post Share on other sites
Phoenix Posted February 4 Share Posted February 4 Intanto Blinken ha rinviato la visita a Pechino causa affaire pallone aerostatico cinese. Da una parte fa sorridere, tecnologia sempre e ovunque, e si sfiora l'incidente diplomatico per strumenti 'analogici'. Link to post Share on other sites
joramun Posted February 4 Share Posted February 4 Qui il Post fa il punto su come stanno andando le sanzioni alla Russia. Link to post Share on other sites
osservatore dal nord Posted February 10 Share Posted February 10 Articolo non breve ma che illustra bene come vanno le cose appena fuori dall'Europa occidentale https://www.difesaonline.it/geopolitica/analisi/lenigma-algerino-seconda-parte Link to post Share on other sites
Euron Gioiagrigia Posted February 25 Share Posted February 25 Un'analisi di un anno di guerra in Ucraina fatta dal Guardian sulla base dei dati del ISW. https://www.theguardian.com/world/ng-interactive/2023/feb/21/a-year-of-war-how-russian-forces-have-been-pushed-back-in-ukraine Link to post Share on other sites
Maya Posted March 1 Share Posted March 1 Stamattina ho ascoltato la puntata della scorsa settimana di Globo con l’intervista all’inviato di guerra Daniele Ranieri: Raineri è una voce dal campo e chiarisce dove finiscono la propaganda e la demagogia e iniziano i fatti. Link to post Share on other sites
Phoenix Posted March 1 Share Posted March 1 2 ore fa, ziowalter1973 ha scritto: Quindi va bene che gli usa facciano quello che vogliono in giro per il mondo? Ok.. Il problema è che per andare contro la russia stiamo mandando al macero l' europa.. Nessuno ha fatto i conti con il taglio degli interscambi commerciali con la russia e i relativi rialzi dei prezzi. Al macero l'Europa? Non capisco se intendi economicamente, socialmente o a livello di istituzioni democratiche. E comunque sarebbe no in tutti e tre i casi. Prezzi e inflazione hanno iniziato a mutare mesi prima di febbraio 22, grazie alle (scellerate) politiche pandemiche. Sicuramente la guerra ha rafforzato la pressione, ma non è il fattore scatenante. Link to post Share on other sites
Maya Posted March 2 Share Posted March 2 Sì, infatti il rialzo dei prezzi e le criticità lungo la supply chain hanno radici nella prima ondata pandemica 2020 che ha fatto emergere l'estrema fragilità di modelli produttivi e distributivi dispersi e globali. Il problema più grosso nel 2022 è stato il blocco delle produzioni cinesi e dei loro scali portuali che, sommandosi alle problematiche accumulate nei due anni precedente, hanno prodotto un ulteriore shock con ulteriori ritardi e incertezza nei tempi di fornitura e approvvigionamento. Tuttavia, è innegabile che il conflitto ha complicato lo scenario in due modi: per l'aumento dei costi energetici di cui hanno risentito un po' tutti - chi più chi meno - e per l'interruzione dei collegamenti intercontinentali di cui invece hanno risentito in particolare i Paesi Europei. Il tutto si intreccia con tematiche come la carenza di manodopera e di scarsa disponibilità nella capacità di trasporto. Tutto questo genera costi, su costi, su costi. Ho letto un interessante report realizzato da Reuters in collaborazione con Maersk sul tema. Detto questo "l'Europa al macero" mi sembra una fantasiosa iperbole, sebbene sicuramente non è un'epoca felice. Il taglio degli interscambi commerciali con la Russia è critico "solo" per quel che riguarda l'energia, ma il punto è - e non lo dico solo io - che l'eccessiva dipendenza in tal senso dalla Russia era da tempo un'evidente debolezza. Paghiamo oggi il fatto di aver sottovalutato la questione esattamente come tante aziende pagano il fatto di aver decentralizzato produzione e distribuzione, creando catene troppo lunghe e per questo poco visibili e molto esposte al rischio di rottura. Rispetto all'affermazione "quindi lasciamo che gli USA facciano quello che vogliono in giro per il mondo?" si potrebbe ribattere "quindi lasciamo che la Russia faccia quello che vuole in giro per l'Europa?". Non capisco la logica dietro questo ragionamento: dovremmo lasciare che la Russia invada e annetta forzatamente gli stati indipendenti che preferisce poiché gli USA farebbero o hanno fatto lo stesso (tra l'altro, non capisco a quale caso/i si faccia riferimento con questa affermazione)? Link to post Share on other sites
Euron Gioiagrigia Posted March 2 Share Posted March 2 Le criticità dell'eccessiva dipendenza europea dalla Russia sui prodotti energetici furono anche segnalate da Draghi, in modo piuttosto secco, in un'intervista fatta qualche mese fa per il Corriere della Sera e da me linkata nella discussione a lui dedicata. Link to post Share on other sites
ziowalter1973 Posted March 2 Share Posted March 2 L' interscambio commerciale dovrebbe essere uno dei mezzi principali di convivenza pacifica degli stati. Decidere di punto in bianco di troncare decenni di scambi commerciali con la russia solo per sostituirli con altri fornitori non cambia molto la condizione di uno stato. Non tutti gli stati possono realizzare l' autarchia per problemi sia di mancanza di materie prime che di manodopera specializzata. La delocalizzazione è figlia della globalizzazione e ha fallito miseramente di fronte ai cambiamenti geopolitici. Trump durante i suoi 4 anni si era lamentato del fatto che le tende dei militari americani fossero fatte tutte in cina.. Un mondo interconnesso dove c' è un florido scambio di materie prime e prodotti finiti tra le nazioni è un' ottima cosa. Tutti gli stati democratici hanno degli stati autoritari con cui fanno scambi commerciali. La russia ha tantissime materie prime che vende tramite triangolazioni all' europa che le paga di più. Link to post Share on other sites
Maya Posted March 2 Share Posted March 2 3 ore fa, ziowalter1973 ha scritto: L' interscambio commerciale dovrebbe essere uno dei mezzi principali di convivenza pacifica degli stati. Decidere di punto in bianco di troncare decenni di scambi commerciali con la russia solo per sostituirli con altri fornitori non cambia molto la condizione di uno stato. Una ragione di più per applicare la regola della moltiplicazione della fornitura : l'interscambio commerciale con più Paesi amplifica il concetto di convivenza pacifica. Vedo già un mondo di pace nel nome del dio petrolio. Suvvia, non nascondiamoci dietro un dito: il mercato ha a che fare con gli interessi economici, prima che con quelli diplomatici. Ognuno compra e vende alle condizioni che ritiene più convenienti ed è piuttosto intuitivo che la dipendenza da un solo fornitore è una condizione rischiosa. 3 ore fa, ziowalter1973 ha scritto: La delocalizzazione è figlia della globalizzazione e ha fallito miseramente di fronte ai cambiamenti geopolitici. La delocalizzazione è fallita miseramente laddove si è perso il controllo della catena di fornitura. I cambiamenti geopolitici semplicemente rimescolano le carte, ridefinendo le relazioni commerciali per qualità e quantità - ognuno vende e compra alle condizioni che ritiene più convenienti -. Ci è voluta la pandemia per mettere in luce la fragilità del modello globalizzato. 3 ore fa, ziowalter1973 ha scritto: Un mondo interconnesso dove c' è un florido scambio di materie prime e prodotti finiti tra le nazioni è un' ottima cosa. Tutti gli stati democratici hanno degli stati autoritari con cui fanno scambi commerciali. La russia ha tantissime materie prime che vende tramite triangolazioni all' europa che le paga di più. La cosa fenomenale di questo nostro mondo è che per fortuna in pochi hanno l'esclusiva su qualcosa per cui di solito ci sono sempre delle alternative che in una fase storica possono costare di più ma che ti permetto di riconfigurare il network di fornitura con un beneficio sul lungo periodo. Banalmente è quello che stanno facendo tantissime aziende in questo momento (re/nearshoring - near sourcing). Tuttavia, i più hanno smesso di guardare solo in fondo al singolo scontrino invece di considerare tutte le molte variabili che sostengono un business complesso. La Russia ha tantissime materie prime che vende tramite triangolazioni semplicemente perché c'è qualcuno (non tutti) disposto a pagare. La differenza è che prima vendeva a tutti ora solo a chi non ha ancora trovato un'alternativa. Ancora, perché nessuno vuole a libro paga un fornitore caro e inaffidabile. Un fornitore con un cattivo rating è in cima alla lista di quelli che vuoi rimpiazzare il prima possibile. E' questo che sta accadendo. Link to post Share on other sites
ziowalter1973 Posted March 2 Share Posted March 2 3 minuti fa, Maya ha scritto: La Russia ha tantissime materie prime che vende tramite triangolazioni semplicemente perché c'è qualcuno (non tutti) disposto a pagare. La differenza è che prima vendeva a tutti ora solo a chi non ha ancora trovato un'alternativa. Ancora, perché nessuno vuole a libro paga un fornitore caro e inaffidabile. Un fornitore con un cattivo rating è in cima alla lista di quelli che vuoi rimpiazzare il prima possibile. E' questo che sta accadendo. Da cosa è data l' inaffidabilità di uno stato fornitore di materie prime? Dalla mancanza delle consegne? Dalle condizioni di produzione ecocompatibili? Dalle condizioni di lavoro nelle zone di produzione? Ho sempre trovato molto arbitraria l' accusa di inaffidabilità verso i vari stati. Link to post Share on other sites
Maya Posted March 2 Share Posted March 2 11 minuti fa, ziowalter1973 ha scritto: Da cosa è data l' inaffidabilità di uno stato fornitore di materie prime? Dalla mancanza delle consegne? Dalle condizioni di produzione ecocompatibili? Dalle condizioni di lavoro nelle zone di produzione? Ho sempre trovato molto arbitraria l' accusa di inaffidabilità verso i vari stati. Esattamente. Si considerano la stabilità politica, economica e sociale di uno stato, ma anche l'eventuale rischio geologico nel suo territorio, le condizioni del mercato del lavoro (vale a dire disponibilità di manodopera qualificata e risorse con competenze professionali elevate), il tessuto industriale e manifatturiero (qualità e quantità delle imprese), solidità ed estensione della sua rete infrastrutturale e così via. In altre parole, tutti i fattori e tutte le forze che possono impattare sulla supply chain ed eventualmente comprometterne la stabilità. Non si tratta quindi un'accusa arbitraria, ma di un'accurata analisi per la definizione del livello di rischio di un soggetto quale fornitore. Si chiama risk assessment ed è un approccio che, anche a seguito dell'esperienza pandemica, è sempre più diffusamente applicato. Link to post Share on other sites
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