A Peripheral Affair

La sparizione dai radar di una nave spaziale diventa il pretesto per Martin per approcciare il genere letterario del giallo investigativo, calandolo in una nuova ambientazione fantascientifica e muovendo ancora una volta una critica alla guerra in Vietnam.


Andante con brio

Nei primi anni '70 George Martin era uno scrittore alla ricerca della sua piena dimensione personale, e come dimostrano le sue prime opere amante della sperimentazione e della contaminazione tra generi letterari. Pubblicato sul numero di gennaio 1973 di The The Magazine of Fantasy and Science Fiction, A Peripheral Affair porta la voglia di osare dello scrittore di Bayonne ad un livello ancora superiore, stravolgendo il ritmo ponderato e introspettivo dei primi racconti per lasciare spazio ad una prosa briosa che ben si adatterebbe ad una commedia brillante, sposandola con inaspettato successo a tematiche ben più serie e ad un finale che dopo cinquant'anni dalla pubblicazione si stenta a inquadrare. Condizione necessaria alla comprensione del racconto è infatti il ricordare tanto il periodo in cui è stato scritto - l'inizio degli anni '70 - quanto la posizione apertamente pacifista di Martin nei confronti della Guerra del Vietnam: come già The Hero un paio di anni prima, anche A Peripheral Affair costituisce una critica - e per certi versi ancora più diretta - alla politica bellica statunitense del periodo.

Altra peculiarità del racconto è la sua collocazione: contrariamente alla maggior parte delle sue opere fantascientifiche giovanili, A Peripheral Affair non è ambientato nei Mille Mondi, ma in una continuity differente, condivisa con il successivo Run to Starlight:

"Run to Starlight" and "A Peripheral Affair" are part of a different continuity, the two star ring stories are set in yet another, the corpse stories in a third. "Fast-Friend" stands by itself, as do a number of my other stories. I have no intention of trying to cram these orphans into my future history by retroactive backfill either. That's always a mistake.

È forse per questa necessità di dover introdurre una nuova ambientazione che in questo racconto emerge prepotente quella vena didascalica che spesso trascende la semplice caratterizzazione del mondo e dei suoi personaggi, e che periodicamente farà capolino anche in opere successive.


DISCLAIMER: da questo momento si possono trovare spoiler anche significativi sull'opera.


Vita di Periferia

Un secolo prima, nella zona periferica della galassia, l'espansionismo umano aveva incontrato un'evoluta civiltà aliena, i KwanDellan; l'incontro tra le due potenze era - naturalmente - sfociato in una guerra, un lungo conflitto che, puntualizza Martin facendo riaffiorare la sua vena disincantata, non aveva portato a nessuna reale conclusione. Nella fragile tregua seguita alla guerra vera e propria, gli umani avevano posto a guardia della regione una rete di astronavi di vario tipo, da quelle più leggere da ricognizione ai più pesanti incrociatori da battaglia, posizionate nei punti strategici del settore, interconnesse tra loro a formare una ragnatela virtuale, pronte a intervenire in caso di violazione della pace da parte dei KwanDellan.

Come spesso accade, tuttavia, un problema non viene mai davvero risolto, quanto piuttosto aggirato: tanto gli umani quanto i KwanDellan trovarono nuovi sbocchi espansionistici, e così la Periferia venne semplicemente trascurata. Nel silenzio delle armi crebbero i commerci, e tra le due razze si sviluppò dapprima una collaborazione vicendevolmente profittevole, e infine una reale amicizia. I KwanDellan smantellarono la propria struttura militare nella regione non appena venne a cadere il motivo della sua esistenza, ma non fu così per la rete di astronavi delle forze umane.

La rete rimase infatti attiva, ma in quanto ritenuta poco rilevante strategicamente subì una progressiva obsolescenza, con astronavi non sostituite con regolarità e personale scarso. Essere assegnati alla periferia era una gavetta per soldati alle prime armi nel migliore dei casi, e non un esilio per ufficiali incapaci o scomodi nel peggiore.

And then one day a light flashed red at Alliance Sector Headquarters on New Victory. Somewhere out between the stars one of the strands in the web had broken. Or so it seemed.

La nave scomparsa

Terminata la lunga - in proporzione alla dimensione dell'opera - introduzione, l'azione del racconto prende il via dal ponte di comando di un'astronave, e dal radar che segnala come una nave della rete, il ricognitore Defiance, non sia più raggiungibile. I primi personaggi ad apparire sono un anonimo luogotenente e il comandante delle forze umane nel settore, Ammiraglio Jefferson Mandel. I due passano in rassegna, con indubbio scrupolo ma con tutti i paraocchi della loro formazione prettamente militare, i motivi per cui una nave possa apparire come non raggiungibile, definendo la distruzione totale della Defiance come unica opzione possibile per giustificare la sua scomparsa dalla rete; da qui l'ammiraglio definisce come unica causa possibile un atto militare ostile dei KwanDellan, arrivando a costruire ipotesi sempre più fantasiose per sostenere la propria teoria per ribattere alle obiezioni sollevate dal suo luogotenente. Malgrado tutto, Mandel conserva la ragionevolezza necessaria per inviare una nave sul posto a investigare prima di lanciarsi in un'azione militare, individuando nella Mjolnir il candidato più adatto alla ricognizione.

Nell'atteggiamento di Mandel, e ancora di più nel suo background di alto ufficiale relegato in quello che considera un luogo inadatto alle sue capacità, vediamo una pesante critica alle Forze Armate e alla mentalità militare. Il cieco desiderio dell'Ammiraglio di considerare la scomparsa della Defiance come un casus belli anche in assenza di una reale certezza in tal senso, e di mettersi in luce presso le alte sfere come trionfatore di una guerra contro i KwanDellan non possono non riecheggiare - pur con le dovute differenze - un reale evento storico che sicuramente non deve essere sfuggito a un pacifista impegnato come Martin, e passato alla storia come Incidente del Golfo del Tonchino, usato dagli Stati Uniti come pretesto per una escalation militare nel teatro di guerra vietnamita. Secondo la versione inizialmente rilasciata dalle autorità statunitensi, tre motosiluranti P4 nord-vietnamite attaccarono il 2 agosto 1964 il cacciatorpediniere USS Maddox, aggressione che venne usata dal Presidente Johnson per portare avanti una politica di maggior impegno militare nell'area. Solo dopo la fine della guerra emersero le incongruenze nella versione ufficiale dell'attacco, e fu poi nel 1982 - ma questo Martin al tempo della stesura del racconto non poteva saperlo - che si venne a sapere che l'incidente venne provocato ad arte in quanto pochi giorni prima dell'attacco alla USS Maddox alcune imbarcazioni d'assalto statunitensi avevano attaccato una stazione radio nord-vietnamita a Hon Nieu, e quella dei Vietcong era quindi da considerarsi una "semplice" rappresaglia. Con la figura dell'Ammiraglio Mandel, stigmatizzato come guerrafondaio per rivalsa personale, e cieco nella sua ottusità, Martin sferra quindi un attacco mirato contro l'ipocrisia degli alti comandi militari, disposti ad alterare la realtà dei fatti per tornaconto personale.

Il mistero svelato

Con la chiamata in causa della nave Mjolnir facciamo la conoscenza del secondo protagonista del racconto, il comandante della nave John Garris. Ed è proprio sul contrasto tra i due che prende il via, in maniera quasi impercettibile, l'inganno di Martin: Garris ci viene presentato come l'opposto di Mandel, un ufficiale giovane e di indubbio successo, ambizioso ma secondo misura, riflessivo e attento a ciò che lo circonda: messo a conoscenza della vicenda, lo vediamo da subito scettico verso l'idea di un attacco militare nemico e desideroso al contrario di capire la verità senza pregiudizi raccogliendo informazioni sulla Defiance e il suo equipaggio; lo vediamo applicare il ragionamento e la logica, in una forte contrapposizione con le convinzioni quasi fideistiche di Mandel. Impossibile non vedere i due personaggi in contrapposizione e impossibile non parteggiare per Garris, insomma.

Dalle indagini di Garris e del suo equipaggio apprendiamo dunque che la nave scomparsa non aveva nulla di particolarmente interessante o rilevante da un punto di vista militare o strategico, e che la sua unica peculiarità era che in quel particolare momento era fortemente sotto organico, avendo a bordo una sola persona, il marinaio Craig Hollander, a fronte delle tre che normalmente ne avrebbero composto l'equipaggio.

Prima che Garris possa leggere il file personale di Hollander, la Mjolnir arriva sul luogo della scomparsa della Defiance, dove incontra una nuova sorpresa: il luogo è ricco di detriti della nave, ma senza alcun segno di una battaglia: non vi è traccia dello scafo di duralloy, solo tonnellate di apparecchiature elettroniche e belliche vaganti nello spazio. Durante il briefing con Mandel Garris avanza l'ipotesi risolutiva: la Defiance non è stata attaccata e distrutta, è stata rubata e le sue apparecchiature disconnesse. L'Ammiraglio accetta l'ipotesi nella misura in cui questa possa essere comunque ricondotta ad un atto ostile dei KwanDwellan, e informa Garris di aver ordinato una mobilitazione generale.

Il viaggio verso il punto di randez-vous della flotta spaziale è occasione per Garris di ulteriori vane riflessioni, mentre la situazione politica si fa sempre più tesa per via delle esplicite accuse di Mandel al governo KwanDwellan; tra le varie pratiche sul tavolo di Garris fa capolino l'informazione che Hollander, il marinaio a questo punto disperso, non aveva parenti noti, ma una ragazza che tuttavia era irreperibile da diversi giorni. L'informazione riporta il pensiero del comandante sul fascicolo personale di Hollander, ancora in attesa di essere esaminato. Ed è proprio tra quelle pagine che il quadro finalmente si compone, come spiega Garris a Mandel in un'ultima disperata chiamata prima che la situazione degeneri in maniera irreversibile: Hollander è un personaggio quantomeno equivoco, che ha riempito il questionario di arruolamento con risposte insensate, più volte messo sotto chiave per insubordinazione. Il sospettato perfetto per il furto della nave. Il colpo di scena è certamente ben costruito, e si inserisce armoniosamente nell'insieme degli indizi seminati lungo tutto il racconto. Anche i ritardi di Garris nel leggere il file personale di Hollander - un escamotage per portare la situazione alla massima tensione - sono ben motivati, e costituiscono a loro volta la premessa della fase successiva del racconto.

La logica inoppugnabile della soluzione trovata dal comandante Garris si fa strada nella mente dell'Ammiraglio, che si rende finalmente conto dell'errore commesso e - a causa delle proprie intempestive azioni - della fine senza appello della propria carriera: ha ordinato una mobilitazione militare, avvisato la Terra dell'imminente scoppio di un conflitto, deteriorato i rapporti con i KwanDwellan, per un errore di valutazione dettato solo dalla propria volontà di riscatto personale. Solo un pensiero resta nella mente di Mandel: far cadere qualcuno con sé. Hollander, possibilmente, ma in sua assenza anche Garris, colpevole di avergli portato quella tanto sgradita e fatale verità. E così Garris riceve il compito di stanare la Defiance.

Then his face hardened again. "Find him, Garris," he ordered. "Find this Hollander character and crucify him. Blast him out of space if you must. But get him. You understand? Get him!" Garris understood, all right. He understood too well. As the screen went dark, he slumped back into his command chair and dropped the Hollander file in disgust. The admiral wanted revenge. Preferably on Hollander, who had just demolished what was left of Mandel's alleged career. But Garris would do as a surrogate. So Garris gets the assignment to find Hollander. And the admiral is sure to get someone...

La caccia

Garris si ritrova così impegnato in una disperata caccia all'uomo, con la sua carriera come posta in palio. La logica gli viene ancora una volta in soccorso: Hollander deve prima di ogni cosa camuffare la sua nave, e non può farlo in un pianeta controllato dagli umani, cosa che limita di parecchio le possibilità di scelta: la Mjolnir fa così rotta verso il pianeta Rendlaine, abitato da umani ma al di fuori dell'orbita politica dell'Alleanza, dotato delle infrastrutture e della forza lavoro adeguata... e un mondo sufficientemente di frontiera da chiudere un occhio su un'astronave rubata.

L'arrivo su Rendlaine pare avviarsi sotto i migliori auspici per il comandante Garris, che individua immediatamente la nave rubata. Ma dove non può la forza militare può la burocrazia: la richiesta di Garris di sequestrare la nave viene fermata dagli ufficiali locali, desiderosi di riaffermare l'indipendenza di Rendlaine rimettendo la richiesta di Garris all'ottenimento di prove certe che la nave sia proprio quella rubata - in fondo la nave additata come la Defiance è stata registrata come un cargo rendlainese, con un capitano addirittura non umano - e facendosi forza dei trattati di mutuo soccorso con tutte le entità politiche del settore galattico per rispedire al mittente le minacce di un'azione militare da parte della Mjolnir.

A Garris non resta quindi che richiedere tutta la documentazione della nave, sperando di trovare qualcosa che possa cogliere in fallo Hollander.

Sebbene il permesso di diffusione di tale documentazione spetti al capitano stesso della nave, Hollander, usando il prestanome Brish'dir a cui ha concesso formalmente il grado di capitano nella nave, accetta la sfida e acconsente a che le carte siano inviate sulla Mjolnir. Inizia quindi un estenuante gioco di nervi, con Hollander che attende più che può prima di informare gli ufficiali rendlainesi del permesso accordato, e i documenti iniziano così ad arrivare sulla Mjolnir solo quando la nave rubata sta iniziando le manovre di partenza.

Garris si getta in una lettura disperata, scartando le prime pagine con le generalità della nave per cercare evidenze del furto nei dettagli, equipaggio, specifiche della nave, pianeta di costruzione. Ma i dati sono stati camuffati in modo adeguatamente credibile da non poter essere smentiti nei pochi minuti che restano a Garris, che non può fare altro che assistere mentre Hollander e la nave rubata entrano in un wormhole, diretti chissà dove nella galassia.

Solo alla fine, tornando alla prima pagina che aveva frettolosamente scartato, si rende conto disperato del nuovo nome della nave, e di come Hollander avesse in realtà giocato con lui offrendogli la possibilità di smascherarlo: Good Ship Lollipop, evidente richiamo all'omonima canzone del 1934 di Whithing e Clare, resa famosa da Shirley Temple nel film Bright Eyes. Come Mandel e il suo luogotente prima di lui, anche Garris è rimasto vittima della sua formazione militare: sulle navi civili infatti, è il capitano a sceglierne il nome, e un nome simile da parte di un capitano Brish'dir sarebbe stato un motivo sufficiente quantomeno per ritardare la partenza della nave. Garris è ormai a sua volta un ufficiale finito, la sua redenzione appesa al tentativo ormai quasi impossibile di catturare Hollander in giro per la galassia.

Conclusioni

A Peripheral Affair è un racconto vivace, capace di tenere due volte con il fiato sospeso, la prima quando si tratta di capire la fine fatta dalla Defiance, e la seconda per l'esito della caccia a Hollander. Un piccolo giallo intrigante, dove però alla fine il colpevole riesce a farla franca.

Proprio il finale è l'elemento più straniante: per tutto il racconto abbiamo vissuto la contrapposizione Mandel-Garris, imparando ad apprezzare il secondo per le sue qualità di pazienza e razionalità, con Hollander che pareva relegato sullo sfondo a fare la parte della posta in palio; invece con un capovolgimento totale di fronte è il ladro a spuntarla. Sarebbe qui facile pensare all'elemento grim and gritty di tantissime altre produzioni martiniane, ma in questo caso specifico gli espliciti rimandi alla Guerra del Vietnam lasciano supporre una chiave di lettura differente: per Martin possono esserci soldati migliori o peggiori, ma l'istituzione militare non è mai di per sé buona. Per Martin pare proprio essere Craig Hollander, il giullare che da solo riesce a beffare la flotta militare terrestre della regione, l'eroe della vicenda. Un eroe atipico nel senso più letterario del termine, dal momento che non compare mai in prima persona nel racconto e che conosciamo solo attraverso le voci degli altri personaggi, ma nondimeno di eroe si tratta.

E allora che lieto fine sia, anche se diverso da quello che ci saremmo attesi.


Recensioni Suggerite
  • The Hero
  • The Exit to Santa Breta
  • The Second Kind of Loneliness